scritto e diretto da Giacomo Sette
con Gloria Sapio e Maurizio Repetto
musiche Andrea Cauduro e Fabio R. Mairanelli
assistente alla regia Eleonora Penna
organizzazione Elisabetta Pulcini
foto e video Valeria Tomasulo
L'ultima volta che ho visto Parigi

con Gloria Sapio
musiche eseguite dal vivo di Andrea Cauduro
inserti drammaturgici di Christine Eade
elaborazioni video di Maurizio Repetto
Parigi è forse la città che in assoluto può vantare il maggior numero di canzoni ispirate ai suoi luoghi, alle sue atmosfere, ai suoi famosi amori. Noi, per il nostro viaggio, ci siamo lasciati ispirare da alcune di loro, famose o famosissime e da altre meno note, almeno al pubblico italiano. Non abbiamo seguito un criterio particolare, abbiamo semplicemente preso quelle che ci sono rimaste “addosso”, che ci hanno regalato emozioni collegate a qualcosa anche di personale e intimo. Poi, come abbiamo fatto con le immagini scelte da Maurizio, ci abbiamo giocato, le abbiamo smontate e ricomposte fino a farle diventare altro, catturandone la sola essenza. Le abbiamo fatte diventare, dato che si tratta di canzoni parigine, canzoni cubiste o impressioniste. Così invece di avere in scena un accordeòn, abbiamo una chitarra elettrica, dei suoni metropolitani, come dire che l’anima di Parigi resta ma intorno tutto cambia. Tra una canzone e un arrondissement un collage di voci dei tanti amici che hanno voluto rispondere a una nostra semplice domanda: Com’era Parigi l’ultima volta che l’hai vista?
Radio Maigret - I casi di Monsieur M.

Radio Maigret nasce da uno studio progressivo sulla scrittura di Simenon, sul clima dei suoi romanzi, del genere poliziesco, dalle immagini d’antan di un certo cinema francese e dei suoi autori di riferimento.
Il gioco delle ombre, dei sussurri, delle cose dette a mezza voce, sulle trombe delle scale, nei bistrot frequentati dalla piccola gente, degli incroci male illuminati, rende questo Maigret nero, più noir di quanto probabilmente le immagini, soprattutto di certe riduzioni televisive, anche recenti, ci abbiano abituato a pensarlo.I chiaro scuri d’epoca inducono a immaginare una scansione recitativa da vecchia radio, dove ritmi sincopati si accendono in prossimità dei microfoni. Ma la teoria dei rumori, quelli archetipici della paura, del brivido notturno, lo scricchiolio delle scale, della porta che si apre, i passi dell’inseguitore, lo sparo, sono qui distorti e giocati su una resa anche visiva che li strania e li deforma, spesso cogliendo di sorpresa l’attore con dei riverberi in differita e inquietanti fuori onda.
Pasquarosa - studio per una pittrice
Una bambina stretta nel busto a stecche e con ai piedi scarpe infinitamente troppo grandi, lo sguardo già profondo e lontano. Questa è una delle prime immagini di Pasquarosa, modella ancora imberbe ma già icona. In quell’abito, in quell’atteggiamento l’essenza e il presagio del suo divenire: da contadina a ninfa sottile e liberty nelle sculture di Nicola d’Antino, a nudo roseo e sensuale innumerevolmente ritratto dal marito Nino Bertoletti, a pittrice dai colori incredibili buttati di getto sulla tela, protagonista vivace di tutto un novecento romano fatto di amici che si chiamano Pirandello, Capogrossi, Carena, De Chirico, Soffici, Cecchi, Guttuso, Morante, Tofano...